Il Cioccolato. Storia di una passione

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Cioccolato. Quanto lo amiamo! E’ il dolce dell’amore e delle feste. Si scioglie un pezzo di cioccolato in bocca, ed è come essere innamorati.

Gli Aztechi lo chiamavano il cibo degli dei. Lo chiamavano infatti xoko-l-atl, nome rimasto pressoché invariato in tutte le lingue, in onore del dio Quetzalcoatl.

La storia del cioccolato è legata a colonizzazioni, schiavitù, contrabbando, mercato nero, e finalmente, riconoscimento nel mondo e industrializzazione.

L’albero che produce il cacao è originario del Centro e Sud America. Solo alcuni fiori diventano frutto, un baccello grande come un pallone da rugby, che contiene delle fave. Queste vengono aperte, fermentate ed essiccate. Da ogni albero si ricavano al massimo tre o quattro chili di fave all’anno.

Gli Aztechi e i Maya bevevano il cacao sciolto nell’acqua aggiungendo miele, vaniglia e peperoncino già 3500 anni fa. Il cioccolato era la bevanda dei soldati e dell’èlite. Bere cioccolato, come fumare tabacco, era la conclusione di un pasto importante.

Le fave venivano usate come moneta di scambio. Quando Colombo trovò una canoa carica di fave di cacao ne intuì il valore monetario, ma non si rese conto di tutte le sue potenzialità.

Gli Spagnoli portarono il cioccolato in Europa e qui cominciò la sua storia di lotte, leggi, sviluppi botanici e contrabbando. Venne scoperta un’altra varietà di pianta di cacao in Ecuador e in Amazzonia, più facilmente coltivabile. Vennero portati dall’Africa schiavi neri per lavorare nelle piantagioni di cacao. Gli olandesi, nel 1634, conquistarono Curaçao, e enormi carichi di cacao vennero contrabbandati ad Amsterdam, che divenne il cuore della produzione in Europa.

Bere cioccolato divenne una moda in tutta Europa, e ben presto nei salotti rivaleggiò col caffè. Veniva abbondantemente zuccherato e consumato anche da bambini e malati come stimolante. Sempre ad Amsterdam, Coenraad van Houten estrasse per primo il burro di cacao, che permise di lavorarlo e trasformarlo in barrette di cioccolato. Cadbury ebbe l’intuizione di associarlo ai fiori e facendolo diventare un dono romantico con implicazioni afrodisiache.

Nel 1879 Lindt riuscì a far diventare le barrette di cioccolato ancora più lisce con un nuovo processo industriale.

Così nacquero uova di cioccolato, cuori di cioccolato, tavolette con noci   mandorle pistacchi venuti anche loro da lontano, e bianco fondente al latte, tu quale preferisci.

Cioccolatini dai ripieni cremosi voluttuosi che ti trasportano verso nascosti salottini in raso rosso tende di pizzo lampadari di cristallo, dove signore con cappelli decorati da piume e rose ne prendevano uno con dita frementi fasciate da morbidi guanti di seta, quasi sentendosi in colpa per quel peccato di gola, sorridendo dietro tovagliolini di lino ricamato.

E nonni sorridenti complici che di nascosto estraggono dalla tasca come una magia quel goloso cioccolatino, non farti vedere dalla mamma, mentre la mamma senza farsi vedere dal piccolo strizza l’occhio al nonno.

Sere d’inverno davanti al camino, con un biscotto ancora caldo di forno che si sbriciola in una tazza di cioccolata fumante.

Un cono di gelato al cioccolato, oggi è domenica, facciamo con la panna, chi non ha mai avuto il naso sporco di cioccolato, i “baffi” sulla bocca.

Una storia di passione. Come ogni passione potente e dolorosa, scoperte, schiavi, guerre, intuizioni, viaggi, uomini potenti e uomini piccoli.  Solo per lui. Il Cioccolato.

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